I fatti e i personaggi sono puro frutto di
fantasia
BANK office gimme the loot.
Sono uno scrittore e sono
matto.Putoeacapo.
Hank,queste righe sono per te,la città non
è ancora stata presa,ci sono degli scoppiati
veri che sopravvivono in questi sitypunti.
Mi confesso,l’ho organizzata io la rapina
che si è tenuta la sera del 7 Marzo 2150
alla BANCA ,Roma anno Zero,via
general dell'orso.Italiani,mettetemi in
manette.Italiani,compratevi questo libro e
poi andate di corsa a chiamare la polizia.
Mi chiamano “DjPizzo”,lavoro dall’1 al
15 di ogni maledetto mese.Quindici giorni
di duro lavoro e quindici giorni a pensare
a come poter fuggire dalle 6 ore
lavorative.Le ho pensate tutte,la soluzione
più logica mi è sembrata scrivere.”
Testimonianze di atti osceni in luogo
pubblico” è un libro molto
autobiografico,che parla della mia storia
dagli inizi,ma penso che nessuno voglia
sapere del mio passato,non ho cercato
neanche di farlo pubblicare.Le poesie sul
blog
“mancienonricevuteconricevutadinonritor
no” sono state uno sfogo dopo che sono
stato rilasciato da una clinica
pissichiatrica.
Questo invece,è il mio niente per niente in
cerca di un futuro lontano dalla monotonia
delle 6 ore lavorative.Butto ju tutto,lo
faccio come solo un vero ubriacone può
riuscire a farlo.
La rapina mi ha fruttato si e no 20000
euro.La polizia mi ha fatto delle
domande,ma senza questa dichiarazione
scritta non hanno nessuna prova che sia
stato io ad architettare tutto.
Perché lo faccio?Per quale motivo mi
confesso?Ve lo state chiedendo?Questa
volta,voglio tutto il bottino.
Mi sono alzato dalla panchina di un parco
per sfidare i giganti della letteratura in
battaglia,scriveva Bukowski in “Barbone
incorreggibile”. Questa è la mia guerra
sanquentina,la galera sarà soltanto
un’esperienza sulla quale scriverci
sopra.Italiani,mettetemi pure in
manette.Pappatevi un po’ della robbetta
mia però.Per due anni non ho pensato ad
altro che ad organizzare questa rapina.
Lavoravo di giorno e lavoravo di
notte.Impiegato bancario il dì e pr matto e
bevone il lunedì.Avevo una lista alla serata
OLTRE IL LUNEDÌ di Roma. La notte
bevevo,cazzo quanto
bevevo,birra,negroni,gin lemon,vodka
liscia e la mattina andavo a lavorare senza
dormire.Giornate piene di svarioni,nelle
quali il vostro disagio es vivo ed ha le
sembianze di un mio lassativo.Riuscivo ad
alzarmi,parlando di blin blin,con le
persone che entravano nella mia lista,solo
20 euro a serata.Niente insomma che si
avvicini minimamente a quanto mi ha
fruttato la rapina,e a quanto si possa fare
con una dichiarazione scritta di un fatto
accaduto realmente.
Queste righe sono per LA CIRCE, mostro
dell’ultimo livello del gioco,la ragazza del
dj resident della serata nella quale
lavoravo,il più bel culo di Roma.Nessun
uomo sulla terra può immaginarsi quanto
io abbia voglia di leccarle la fica,qualche
lesbica mi capirà,ma non ne sono
sicuro.Chissà se delle parole scritte a
mano su un quadernaccio non possano
valere quel qualcosa in più per farla
avvicinare a me.Sono uscito fuori tema?
Volete sapere come è andata in ufficio?
Piano,piano ci arrivo,non vi
preoccupate.Datemi tempo,vi racconterò
tutto per filo e per segno.
Esistono due turni in ufficio,si lavora dalle
08:00 alle 14:10 o dalle 13.30 alle
19:40.Le giornate sono svuotate. Le frasi
che si dicono sono sempre le stesse.”
buongiorno”,”buonasera”,”inserisca la
carta”,”paga in contanti?”Estragga la
carta”.Con i colleghi c’è poco spazio per
poter parlare,la direttrice tra le altre
cose,non vuole che si facciano
conversazioni durante le ore lavorative. I
clienti sono per la maggior parte
anziani ,solitamente si lamentano o fanno
domande stupide tipo:”funzionano le A?””
Ma non c’è nessuno alle C?”. Insomma
ognuno ha i suoi inferni. Il mio è di essere
intrappolato in giornate che si
assomigliano troppo tra loro.
L’idea del colpo mi è venuta durante una
conversazione con il mio
complice,MOHAMMED
GESUALDO,MOHAMMED
GESUALDO non ha un lavoro,però ha
una pistola.E’ menomato ad un braccio e
per vivere è costretto a spacciare la
cocaina.
Avete capito bene,in Italia è già difficile
che una persona sana trovi lavoro,quelle
con disabilità sono costrette a spacciare o
a inventarsi qualcosa per avere da
mangiare.Ho detto a MOHAMMED
GESUALDO :”facciamolo!”
“deve essere un colpo pulito,senza nessun
ferito”.La disperazione fa arrivare a
pensarle tutte. MOHAMMED
GESUALDO aveva bisogno di soldi per
poter campare ed io ne avevo la necessità
per aprirmi uno studio di tattoo con il mio
amico FRIX.
Tutte le sere,una volta finito il
turno ,qualcuno deve uscire a chiudere le
serrande,mentre dentro si contano i soldi
da mettere in cassaforte. Prima del
colpo,andavo sempre io a chiudere
tutto,con la scusa di dover fumare una
sigaretta ,prendevo le chiavi ed uscivo.
Lì,al freddo,fuori da quelle quattro mura
che mi segregavano per 6 ore,ho pensato a
quanto fosse facile organizzare una rapina.
Avevo solo bisogno di un complice che mi
puntasse una pistola alla testa ed io con le
chiavi sarei stato costretto a farlo entrare.
Per due anni mi sono immaginato la scena.
Per due anni ho pensato a come fare il
colpo perfetto. Mi mancavano le palle, e
MOHAMMED GESUALDO non era
convinto che si potesse fare.
Un estate travagliata mi ha portato in fine
ad osare il colpaccio.Vi prego,non
chiamate subito la polizia. La sera del 7
Marzo 2150 ve la sto per
raccontare.Datemi ancora un po’ di spazio.
In fondo questo è il mio libro.O faccio i
soldi con questa roba,o è inutile che io la
scriva.
Ripercorriamo insieme i passi che mi
hanno condotto alla follia.
Botte,tante botte mi sono arrivate durante
una partita di calciotto.La squadra contro
cui giocammo era composta da ex
galeotti,davano
gomitate,minacciavano,volevano la
guerra.Uno di loro mi ha dato un calcio a
gioco fermo,io ho risposto con tre
tibbiate.Lo stronzo mi ha detto:”mo te
sfonno”.Io mi sono fatto dare la palla dal
portiere,l’ho portata con la suola ed ho
aspettato che il coglione facesse la sua
mossa,appena me lo sono sentito dietro gli
ho dato una schienata,la palla è uscita.Io
stavo su un lato del campo,il difensore
della squadra avversaria mi è partito,io
l’ho bloccato sotto un braccio ed ho
incominciato a menare colpi al viso.A quel
punto da dietro mi arrivavano cazzotti da
tutte le parti,il difensore si è liberato ed è
riuscito a tirarmi qualche gancio,i suoi
compagni continuavano a menarmi alle
spalle,i miei stavano a guardare.Sono
riuscito a gettare il primo figlio di puttana
che mi è partito per terra,gli ho dato un
calcio alle costole,ma avevo sempre gli
altri che mi picchiavano da dietro,mi è
arrivato un calcione di collo dritto in
faccia,sono rimasto in piedi.Lo stronzo
che stava per terra ha avuto il tempo di
rialzarsi ed ha ricominciato a tirare
ganci,l’ho bloccato una seconda volta ma
ormai i miei colpi erano deboli,sono
arrivati sempre i suoi amichetti a
picchiarmi da dietro,a quel punto sono
arrivati anche i miei compagni di squadra
che mi hanno portato via,uno della
squadra avversaria si è avvicinato per
dirmi:”mo te ne puoi pure andà”,io gli ho
sputato tutto il sangue che avevo in bocca
sulla maglietta,come Edward Bunker in
“educazione di una canaglia”ho
pensato:questo non è che l’inizio della mia
lotta.Sono stato portato al pronto soccorso
dell’Aurelia Hospital,avevo cinque
fratture facciali,mi hanno dovuto operare e
mettere una placca di ferro sotto
l’occhio.Nei bar,tra gli opinionisti
consigliavano vendette,tipo pagare dei
rumeni per risolvere le mie cosette.Io ho
chiuso la guardia,ho chiuso le orecchie,e
ho iniziato a scrivere il mio primo libro:”
testimonianze di atti osceni in luogo
pubblico”.Ho pensato o scrivo e cerco
qualcosa che valga veramente la pena di
essere raccontata o mi butto di sotto.Così
ho iniziato,ancora oggi mi sembra sempre
che si tratti di vita o di morte quando
metto tutto me stesso tra quattro righe,tra
una virgola,ed un punto.
Uscivo tutte le sere in cerca di
avventure,ovunque andavo c’era qualcuno
che mi dava il cinque o che mi invitava a
darla o mi passava una bottiglietta piena di
md.Io le ho provate tutte,ma per lo più
bevevo e stop.
Credo di aver conquistato una ragazza
grazie ad una delle mie performance più
folli.
Era pasquetta,dopo un pranzo ,in cui il
vino aveva fatto da padrone,sono montato
in macchina ed ho raggiunto altri miei
amici in un villino situato sull’Aurelia.
Ubriaco fracico,ho scavalcato il recinto di
filo spinato,sono entrato in scivolata sulle
persone che stavano tranquillamente
giocando a pallone nel giardino del mio
amico,ho continuato a bere vino,lanciavo
le sdraie che trovavo addosso a PINCO, di
quelli che mi provoca quando sono
brillo,sono montato su un albero ed ho
incominciato a bestemmiare.Nessuno mi
sapeva placare,me ne sono andato,non si
sa come,e la mattina dopo mi sono messo
a cercare la macchina,non avevo la più
pallida idea di dove fosse.
Una delle ragazze presenti alla pasquetta,
CASSANDRA, chiesto di me a FRA
GENNARO, proprietario di casa,così sono
nati una serie di messaggi su Whatsupp tra
me e lei.Mi scriveva e mi mandava foto
soprattutto quando aveva bevuto,io le
rispondevo con piacere.Pensavo che
volesse solo comunicare con me,metteva
in mezzo FRA GENNARO ed altri amici
nelle conversazioni,io l’ho invitata ad
uscire da soli,io e lei.Sono andato,dopo
aver bevuto due birre,a prenderla ad una
festa.Insieme siamo andati a
Trastevere,tanto per cambiare,solo per fare
una cosetta nuova,ci siamo messi a
bere.Abbiamo chiacchierato , mi ha
portato ad un pub,dove con due euro
davano uno shoot d’assenzio che non era
niente male.
Ci siamo seduti su delle scale ,dove
c’erano dei barboni,là,l’ho baciata,e lei c’è
stata.
CASSANDRA era solita mandarmi dei
messaggi per farmi ingelosire.Mi scriveva
che sarebbe andata a San Siro con il mio
amico FRA GENNARO, come nella
canzone “Piero e Cinzia” di Venditti. Io le
davo spago,e lei si incazzava con me
perché pensava che fossi un geloso senza
motivo.
Ci siamo rivisti ad una serata all’
EUR,tutti e due abbiamo bevuto dal
bottiglion di gin lemon che avevo
preparato da casa,abbiamo bevuto e poi
siamo entrati nel locale insieme ad altri
amici. Bevevamo,ci abbracciavamo e ci
baciavamo.La sera successiva ,lei aveva
organizzato un falò al mare,a San
Nicola,con tutti i suoi amici. Quelli che
pensavo fossero miei amici mi hanno
lasciato solo,non mi hanno seguito, così
mi sono ritrovato in solitudine con tutta la
sua comitiva. Tanto per cambiare,mi sono
messo a chiacchierare con chi si
avvicinava a me,e ho bevuto,tutto quello
che c’era da bere l’ho
bevuto,gin,vodka,vino,birre,ho mischiato
tutto,alzando e abbassando la gradazione
alcolica. Scambiavo parole con le amiche
della mia ragazza,e imbruttivo a chi si
provava ad avvicinare a CASSANDRA.
Ad una certa ho incominciato a tirarle la
sabbia,non mi dava le attenzioni che
credevo di meritare.lei si è stufata,e ci
siamo azzuffati in mezzo alla sabbia. La
gente se ne andava o entrava nella propria
tendina. CASSANDRA ha icominciato ha
cantare un pezzo della canzone di De
Gregori,rifatta poi da Vasco,”
generale”,cantava di come le infermiere
portassero amore. CASSANDRA sta
studiando per fare l’infermiera,il suo
sogno è farlo dentro le carceri.
Siamo entrati nella mia tendina,ci siamo
spogliati,l’ho incominciata a baciare,prima
in bocca,poi sono sceso ju,l’ho
incominciata a leccare,lei gemeva e si
dimenava,io le ho detto:”ti voglio far
godere”.lei ha risposto:”sono una
puttana!”
“Tuco, sono stata violentata”
Io ho smesso di leccarla e le ho fatto un
po’ di coccole,non sapevo che
fare.Pensai,li ho incontrati tutti io i più
confusi,i più matti e i più scoppiati di tutti
i sessi.
Le ho detto:”Facciamo un figlio”,non ci
volevo stare,una ragazza ha tutto il diritto
di godersi la vita.
Lei mi ha incominciato a succhiare il
cazzo ed è montata su,io ero ubriachissimo
e non ce l’ho fatta a venire.Ci siamo
fermati. Ci facevamo le
coccole,cercavamo un nome da dare al
figlio che stavamo per fare,FRA
GENNARONE si sarebbe dovuto
chiamare,FRA GENNARONE quasi
concepito in una nuttata al mare.
Non ho dormito per quaranta ore dopo
quella serata,mandavo dei messaggi a
CASSANDRA ma lei non mi
rispondeva,mi ignorava ed io non sapevo
che fare.Le mandavo canzoni su
Facebook,ma niente,sembrava che non ne
volesse più saperne di me,io non ne capivo
il motivo.Due sere dopo ci siamo
visti,c’era anche FRA GENNARO , amico
mio e di CASSANDRA, ridevano insieme
del fatto che le avevo chiesto un
figlio.FRA GENNARO non sapeva che
CASSANDRA era stata violentata e
ridevano di me come di un tipo strano che
chiede figli in giro. Due giorni dopo quella
sera,siamo andati tutti insieme al concerto
di Vasco Rossi,tutto era ormai
compromesso,io ho bevuto come al mio
solito e CASSANDRA mi ha
lasciato,c’era pure FRA GENNARO ma
per tornare a casa non ho voluto
passaggi,me la sono fatta a piedi
dall’Olimpico fino a Boccea,ubriaco
marcio,senza vie d’uscita.
Un altro passo verso la follia,ancora un po’
di cammino verso una strada senza ritorno.
Così,per riprendermi ho provato a
contattare altre ragazze,l’ex di un pittore,
MIAGOL, è uscita a cena fuori con me,ma
mi ha fatto capire che non c’era niente da
fare.Ho utilizzato poi Facebook,questo
social network dove si vedono tutte
pischelle con culi e tette di fuori.Un vero
porno.Ci ho provato prima con una
pischella che stava nel mio giro quando
facevo il pr,ma niente.Alla fine mi sono
accollato ad LA CIRCE, il mostro
dell’ultimo livello del gioco,la ragazza del
dj resident dell’OLTRE IL LUNEDÌ . Ho
prima minacciato che non sarei più venuto
alla serata se non l’avessi vista.Così l’ho
incontrata ad una serata che si svolgeva a
Lungotevere,ho provato a prenderla per
mano e a portarla via per poterci
parlare,lei mi ha detto che non poteva
venire perché era la festa di
BARBABIETOLA componente
dell’OLTRE IL LUNEDÌ , ha detto però:”
ti fai i capelli di blu”,Io le ho risposto:”
solo se me li fai tu!”,le ho regalato un
accendino con su scritto Italia e me ne
sono andato a bere.Quella sera sono
cascato nel Tevere,camminavo barcollante
e sono andato ju.Mi hanno aiutato a
tirarmi fuori un fotografo ed un tipo della
sicurezza.Tutti mi dicevano:”vuoi che ti
portiamo in ospedale?”io ho risposto:”
no,ci vado da solo”.Ancora una volta mi
sono avventurato a piedi,ubriaco
marcio,fino al Santo Spirito di Roma.Al
pronto soccorso non c’era nessuno,così ho
avuto la brillante idea di spogliarmi e di
mettermi a dormire lì.Il giorno dopo sono
stato svegliato da uno della sicurezza e
sono tornato a casa.
Ho ricontattato LA CIRCE, questa volta le
ho confessato che mi masturbavo sulle sue
foto,le scrivevo :gimme a fix,gimme a
fix,gimme a fix.Lei mi ha bloccato.
In quel periodo pensavo che gli ingegneri
della apple osservassero le mie mosse
dall’Ipad,bevevo e fumavo erba che
rimediavo da SUPER MARIO BOSS,uno
studente universitario della
UNIVERSALITÀ DEI FATTI, e
fumavo,scrivevo con una bomboletta sulle
mura di casa e giochicchiavo con
l’Ipad.Pensavo di essere finito su
Wikipedia,vista la mia passione per
Bukowski pensavo che Ice Buk Challenge
c’entrasse in qualche maniera con me e
lui.Non pensavo neanche per sogno che
fosse stata LA CIRCE a bloccarmi,ero
sicuro che gli ingegneri della apple non
volessero che io comunicassi con lei.Il più
bel culo di Roma non mi rispondeva più,il
cellulare non mi funzionava,i miei
presunti amici mi avevano lasciato
solo,nell’indifferenza.Io bevevo,fumavo e
mi masturbavo.
Un bel giorno mia madre ha chiamato la
guardia medica.In casa mi sono ritrovato
una dottoressa,un tipo con una brandina ed
una squadra dei carabinieri.Ovviamente ho
lottato fino all’ultimo per non farmi
mettere le manette,mi dimenavo,strusciavo
per terra,gridavo a tutti quei servi dello
stato:”siete dei pezzi di merda!”.Alla fine
mi hanno bloccato.Sono stato trasportato
fino al Santo Spirito di Roma.Mi hanno
messo la camicia di forza,mi volevano
strappare l’anima.Ho reagito anche lì,mi
muovevo come un pazzo,loro,gli
infermieri,mi volevano mettere il
pannolone e io li minacciavo.Gli dicevo:”
possibile che siamo nel 2150 e ancora si
usano le camicie di forza?”.Sono stato
rinchiuso dentro una clinica per due
settimane.Mi davano solo gocce e
pissicopastiglie.Ho
resistito,chiacchierando con le infermiere
e passando il tempo in modo
ricreativo.Tagliavo pezzi di riviste e li
appiccicavo su un muro preposto per
quell’attività.
Una volta uscito sono stato per tre mesi in
malattia,la pissichiatra non pensava che
potessi tornare a lavorare.
Nella libertà della mia stanzetta mi sono
messo a dipingere mobili,a scrivere poesie
e ad ascoltare la musica.Venivo pagato per
starmene a casa.
Avevo dei colloqui fissi con una
pissichiatra,mi diceva di non bere e mi
ordinava di prendere pissicomedicine.Io
facevo tutto il contrario di quello che mi
veniva ordinato.
Sono tornato a lavorare.Niente di nuovo,la
clientela in banca era sempre la stessa,le
giornate uguali.
Ho chiamato MOHAMMED
GESUALDO, gli ho detto:”E’ l’ora di fare
il colpo”.MOHAMMED GESUALDO ha
una pistola,ed era l’unica persona
abbastanza disperata come me da
coinvolgere in un’azione azzardata.Così ci
siamo preparati per il 7 Marzo 2150.Il
piano era semplice,verso l’ora di chiusura,
MOHAMMED GESUALDO avrebbe
dovuto puntarmi una pistola alla testa ed
io l’avrei fatto entrare con le chiavi che mi
davano in dotazione.
Scrittori moderni,sprecate fiato,tempo e
parole se lo fate solo per apparire,se vi
mettete a picchiare su una tastiera solo per
qualche soldo.
-MOHAMMED GESUALDO una volta
entrato,colpiscimi alla testa.Punta la
pistola contro la direttrice,fatti dare tutti i
soldi e scappa.
-Non sono sicuro.
-MOHAMMED GESUALDO , l’unico a
rischiare il culo sono io,la polizia mi
interrogherà a me.
-Ok,facciamolo.
Lettori,ci siamo,ora vi do quello che vi ho
promesso all’inizio di queste paginette.
Siamo giunti al 7 Marzo 2150.Come ogni
giorno ho preso l’autobus,mi sono diretto
in ufficio,ho timbrato il cartellino ed ho
incominciato a lavorare.
Da quando sono uscito dalla clinica mi
fanno fare solo le “C” ovvero passo i
bollettini e stop.
Le frasi che dico sono sempre le stesse:”
contanti o carta?”,”la metta lì”,”la
estragga”.le ore passavano e io sentivo
l’ansia del colpo.
Alle 19.10 tutti i clienti erano fuori.
MOHAMMED GESUALDO mi aspettava
pronto a puntarmi una pistola in testa. Mi
sono fatto dare le chiavi dell’ufficio,sono
uscito,ho visto MOHAMMED
GESUALDO, ho chiuso tutte le serrande e
poi è andata come è andata.
Ho aperto le porte dell’ufficio a
MOHAMMED GESUALDO, mi ha dato
un colpo in testa con la pistola e ha
gridato:”questa è una rapina”.
Le colleghe sono corse in
bagno,MOHAMMED GESUALDO è
andato nella sala della direttrice,si è fatto
dare tutti i soldi ed è scappato.
Io ero mezzo tramortito,ma in cuor
mio,sapevo che ce l’avevamo fatta.La
polizia è arrivata dopo un’ora,mi ha fatto
delle domande e io gli ho risposto che
sono stato costretto ad aprire le porte,visto
che avevo una pistola puntata contro.Mi
hanno creduto.
Il giorno dopo mi sono visto con
MOHAMMED GESUALDO per spartirci
il bottino.
Visti i miei precedenti problemi
pissicologici mi hanno dato tre mesi di
malattia per riprendermi dalla rapina. In
questi tre mesi ho scritto su un
quadernaccio,con delle penne trovate in
giro,ciò che realmente è accaduto.
Spero che qualcuno pubblicherà questa
robaccia,è tutto quello che ho,solo una
storia da dover raccontare.Nessun prete a
cui poterla confessare e nessun
pissicodottore che mi possa aiutare.
E questo è quanto.Putoeacapo.
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